Matteo Mandelli
Nelle crepe della realtà nasce il senso
L’arte per me non è mai un atto concluso; è un portale, un confine poroso tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Non creo per rispondere, ma per innescare domande, per offrire spazi di collisione tra il mondo interiore dello spettatore e l’intangibile che lo circonda. Ogni opera è un momento di scoperta, un incontro che si nutre della fragilità del gesto e dell’audacia dell’introspezione. YOU non è solo un nome, è un’indicazione: sei tu, osservatore, il completamento dell’opera, la chiave che ne rivela il mistero.
​
Materia viva, significato mutevole
Scelgo materiali che respirano, si trasformano, che si offrono a una narrazione non lineare. Dal vetro spezzato che riflette e rifrange nuove visioni al fluire della plastica, che porta con sé i detriti di un’umanità distratta, ogni elemento parla un linguaggio simbolico. Le opere non vivono mai in silenzio: il loro significato si evolve, scivola via, cresce nell’osservatore. Quando taglio uno schermo o rompo un equilibrio, non distruggo, ma svelo; ogni frattura è un’apertura, una possibilità.
​
La tensione tra provocazione e costruzione
Il mio lavoro non si accontenta di scuotere; vuole costruire un ponte verso una riflessione più ampia. From the Sea to the Market e il ristorante di plastica a Lombok non sono solo performance: sono manifesti di una necessità collettiva di guardare oltre il visibile. È un’arte che invita, che si sporca le mani con la realtà, ma non rinuncia a sognare un domani più vero.
​
L’invito al mistero
Ciò che mi muove è il desiderio di creare un’esperienza che resti nel tempo, come un sussurro che ritorna. Le mie opere chiedono al pubblico di partecipare, di scegliere, di rischiare. Guardarsi in uno specchio, spezzare una superficie, confrontarsi con il limite: sono gesti che risvegliano la nostra essenza più nascosta. Perché l’arte non è mai comoda, ma è sempre necessaria.
​
L’eco di una rivoluzione personale
Nel tuo sguardo, l’opera si trasforma. Ogni progetto, ogni gesto è un messaggio che ti consegno, sapendo che ne farai ciò che vuoi, o ciò che puoi. E in questo passaggio, nell’atto di renderlo tuo, accade qualcosa di inaspettato: l’arte si compie davvero. Non so cosa vedi, ma so che il tuo sguardo è il vero centro di tutto.